Mario, originario delle Puglie venne a Milano nel 1968, poco più che ventenne in viaggio di nozze.
Decise di prendere al volo una opportunità di lavoro e di trasferire, pertanto, la sua neo-famiglia nella metropoli lombarda. Erano gli anni del boom economico, quando le grandi imprese del Nord reclutavano manodopera contattando i lavoratori direttamente dai “treni della speranza” che trasportavano braccianti meridionali al Nord in cerca di lavoro. Mario fu assunto in Pirelli, dove rimase per 31 anni con la mansione di operaio specializzato addetto alla lavorazione delle gomme speciali per pavimenti ed ammortizzatori auto-vibranti.
Oggi Mario è felicemente sposato, padre di due maschi: uno impiegato mentre l’altro svolge lavori saltuari che gli permettono di vivere in autonomia dalla famiglia.
… … … , quando hai scoperto la malattia?
Qualche tempo fa, mi trovavo nell’orto di casa, dove – con passione – coltivo ortaggi per consumo familiare, quando notai un calo di forze alle braccia ed alle gambe, con un rallentamento complessivo di ogni mio movimento. Mi recai prontamente dal medico, che – dopo numerosi accertamenti – diagnosticò: Parkinson vascolare. Ero già depresso e la comunicazione della Malattia di Parkinson aggravò il mio stato d’animo, tanto che tentai un TS, che fu prontamente stroncato da un familiare.
Quale è stata l’evoluzione della malattia?
Il mio parkinsonismo si sta sviluppando in modo lento, alla velocità di una tartaruga, tanto che non percepisco la sua evoluzione.
Mia moglie è un caregiver d’eccezione mi segue in tutte le attività che frequento in Associazione con discrezione e premurosa presenza.
E il tuo rapporto col “compagno P” ... ?
Per me personalmente ed anche per la mia famiglia l’accettazione della malattia è stata “passiva” non conoscendo bene le caratteristiche del parkinsonismo e non sapendo come reagire. Ora convivo con questa patologia, che ho modo di conoscere meglio frequentando APM, dove mi trovo molto bene in compagnia di persone che hanno i miei stessi problemi.