Abile artigiano, Roberto ha sempre lavorato a quattro mani, le sue e quelle della moglie. Con lei ha condiviso il lavoro per oltre 40 anni nel loro negozio di tappezzeria. Dal matrimonio sono nati due figli, ora sposati, che non abitano nella stessa città di Roberto; il maggiore lavora nel settore delle apparecchiature elettromedicali, mentre l’altro è ragioniere. La famiglia si completa con 4 nipotini che sono la gioia di Roberto e il suo unico scopo della vita, dopo che ha perso la moglie per una grave malattia. Ora vive solo e si interessa personalmente dell’andamento della casa: tre locali più servizi alla periferia milanese. Lava, stira, spolvera, cucina, tutto quello che serve per tenere in ordine una abitazione. La morte della moglie è stata, quasi certamente, l’effetto scatenante della malattia.
... ... ... , quando hai scoperto la malattia?
Avevo 70 anni mia moglie era deceduta da circa un anno. Essendo un buon nuotatore ripresi ad andare in piscina anche per riprendermi dal periodo buio della malattia di mia moglie. Inspiegabilmente notai difficoltà nel nuoto, le braccia si muovevano a fatica e non mi spostavo dalla stessa posizione. Andai dal neurologo che mi consigliò il ricovero per qualche giorno per accertamenti e al termine del periodo sentenziò “Parkinson”.
Quale è stata l’evoluzione della malattia?
Sono pochi anni, all’incirca tre, che il “compagno P” ha deciso di vivere con me. Per ora non disturba molto: qualche lieve tremore, scrittura incerta, crampi al mattino, poco di più. Sono autosufficiente.
E il tuo rapporto col “compagno P” ... ?
Diciamo che la MdP è una malattia come tante altre, non ci voleva, ma … … è arrivata. Faccio una vita normale: i lavori domestici li riservo per il mattino mentre frequento il Centro Anziani nel pomeriggio dove ci divertiamo giocando a carte o a bocce. Da qualche tempo partecipo alle iniziative promosse da APM Parkinson Lombardia: Pilates, Biodanza, Liedtherapy, e anche in questo ambiente ho avuto modo di fare altri amici, persone simpatiche e disponibili con cui condividere la malattia. Prendo con fiducia i farmaci che mi prescrivono, altro non posso fare. Sono cattolico praticante e credo nella provvidenza divina.