Annamaria è una graziosa e gentile signora felicemente sposata e madre di due figli. Ha lavorato per venti anni alle Poste Italiane, svolgendo la mansione di “addetta allo sportello”.
... ... ... , quando hai scoperto la malattia?
La scoperta è alquanto singolare: ero al mare con la mia famiglia e mio marito si divertiva a fare delle riprese cinematografiche e notò che i miei movimenti erano scoordinati. Anche la successiva visione della cassetta lo confermò. Ci recammo subito dal medico che mi curò per due anni per “periartrite”! All’epoca avevo 36 anni. Iniziai una serie di visite da specialisti ed un neurologo brutalmente mi disse “signora, lei ha il Parkinson”. Potete immaginare il mio stato d’animo … … Tenni nascosta la diagnosi a parenti ed amici per tutta la” luna di miele”, che per me durò dieci anni.
Quale è stata l’evoluzione della malattia?
Trascorsi i primi anni in una relativa tranquillità ma, quando Mr. Parkinson si svegliò, dovetti rendere pubblica la malattia. Non mi feci prendere dal panico e mi buttai a capofitto in tutte le attività offerte dall’ Associazione di parkinsoniani. Nel peregrinare fra Centri specializzati nella malattia, mi trovai a Monza ove appresi che esisteva APM, associazione che supportava le famiglie oltre che i pazienti. Iniziai a frequentare l’Associazione dove ho conosciuto tanta gente, che mi ha dato tanto coraggio ed ha scatenato in me la forza di non mollare. Facendo tesoro di questa esperienza ho tirato fuori il meglio di me stessa; ho ricevuto e dato tanto affetto e comprensione da parte delle volontarie e dei pazienti. Come si sa, le disgrazie non vengono mai sole: nel mio stato di salute ormai precario apprendo che il mio primogenito aveva un cancro al polmone, che lo portò al decesso. Forse è stata l’illuminazione dell’anima di mio figlio che mi portò, nel 2011, a fare l’intervento di DBS (deep brain stimulation) Il medico mi disse che dopo l’intervento sarei rifiorita e ciò avvenne. Sono fiduciosa nell’intervento e lo consiglio a tutti quelli che vogliono ritornare a sorridere alla vita.
E il tuo rapporto col “compagno P” ... ?
Un rapporto che possiamo dire altalenante: al momento della diagnosi disperazione, durante la “luna di miele” di indifferenza e poi, nel periodo DBS di rivincita, perché sono riuscita a domarlo. Spero che l’equilibrio raggiunto possa durare a lungo.