L’osteopatia è una terapia manuale basata su un approccio integrato e complementare alla medicina tradizionale che, tramite tecniche specifiche, stimola il ripristino della mobilità fisiologica del sistema circolatorio, fasciale, respiratorio, nervoso e muscolo-scheletrico. Come tale, può essere un valido supporto al paziente Parkinsoniano sia per la gestione dei sintomi motori che di quelli non motori causati dalla malattia.
Tra i sintomi motori più comuni riscontrati negli individui affetti da Parkinson si annoverano dolore agli arti inferiori, instabilità posturale e quindi tendenza alle cadute, rigidità e bradicinesia. Il trattamento osteopatico può, tramite la manipolazione diretta di muscoli, articolazioni e fasce, ridurre il dolore e la rigidità e migliorare il tono muscolare, con un effetto a cascata su equilibrio, passo, respirazione, deglutizione e dolore cronico.
Per quanto riguarda i sintomi non motori, la loro causa va ricercata nella dis-regolazione del sistema nervoso autonomo, responsabile del controllo della funzione circolatoria, gastro-intestinale e urinaria. L’osteopatia è in grado di riequilibrare il sistema nervoso autonomo incrementando la funzione del sistema parasimpatico, andando a migliorare sintomi quali stipsi, cattiva digestione, incontinenza urinaria e fecale.
Allo stesso tempo, l’osteopatia può aiutare a gestire e migliorare condizioni quali stanchezza cronica, depressione, ansia e disturbi del sonno. Come? Mettendo il corpo nella condizione migliore possibile (omeostasi) per ripristinare un corretto equilibrio tra la produzione e la spesa energetica. La riduzione del dolore migliora la depressione e il sonno; un sonno più ristoratore riduce la percezione del dolore e, dunque, la depressione. Una migliore gestione dell’equilibrio riduce la paura del movimento e, di conseguenza, la depressione che può scaturire da comportamenti secondari ad essa, quali l’isolamento e la riduzione della qualità di vita.
L’osteopatia non può essere considerata come unica soluzione. Piuttosto, va integrata all’interno di un approccio multidisciplinare ritagliato sulla base delle necessità del singolo individuo. Come tale può essere un valido supporto ad altri tipi di intervento, siano essi di tipo farmacologico o di rieducazione motoria, accompagnando il paziente durante il proprio percorso di cura e aiutandolo nella gestione di sintomi che impattano, necessariamente, la sua qualità di vita.
Ginevra Bernabò
Bibliografia
- Adler CH. (2005). Nonmotor complications in Parkinson’s disease. Mov Disord. 20(11): S23–29.
- Broen MP, Braaksma MM, Patijn J, Weber WE. (2012). Prevalence of pain in Parkinson’s disease: a systematic review using the modified QUADAS tool. Mov Disord. 27(4):480–484.
- Henley CE, Ivins D, Mills M, Wen FK, Benjamin BA. (2008). Osteopathic manipulative treatment and its relationship to autonomic nervous system activity as demonstrated by heart rate variability: a repeated measures study. Osteopath Med Prim Care. 2:7.
- Latoo J, Mistry M, Dunne FJ. (2012). Depression in Parkinson’s disease: diagnosis and management. Br J Hosp Med. 73(6): 331–334
- Muslimovic D, Post B, Speelman JD, Schmand B, de Haan RJ, Carpa Study Group (2008). Determinants of disability and quality of life in mild to moderate Parkinson disease. Neurology. 70(23): 2241–2247.
- ROI – Registro degli Osteopati d’Italia (https://www.registro-osteopati-italia.com/l-osteopatia/)
- Seffinger MA, King HH, Ward RC, et al: Osteopathic philosophy. In: Chila AG, ed. Foundations for Osteopathic Medicine, 3rd ed. Baltimore: William and Wilkins; 2011:4–7.
- Yao, S.C., Angela, D., Terzella, M.J. (2013). An evidence-based osteopathic approach to Parkinson disease. Osteopathic Family Physician. 5: 96-101