Pubblicato su Parkinson’s Foundation il 19 gennaio 2024
A new study indicates that tiny particles of polystyrene can promote the clumping of a protein involved in Parkinson’s.
I rifiuti palstici stanno diventando un crescente problema e lo è ancora di più man mano che la plastica si riduce in pezzi microscopici. Uno studio apparso su Science Advances suggerisce infatti che i micro pezzetti di plastica presenti nei mari possono essere dei significativi promotori dello sviluppo della Malattia di Parkinson (PD).
Si definisce “microplastica” un peso della medesima con diametro inferiore ai 5 millimetri. Per confronto, un grano di riso ha mediamente un diametro di 6 millimetri.e può arrivare ad includere le nanoplastiche (meno di un micrometro)
Secondo ricerche svolte precedentemente, non è infrequente trovare nei campioni di sangue delle nanoparticelle di polystyrene, derivanti dalla frammentazione nell’acqua di posate di plastica, vari packaging, polistirolo, etc. Tali ricerche hanno anche dimostrato che è piuttosto improbabile che delle nanoparticelle di questo tipo possano arrivare al cervello.
La Malattia di Parkinson è diagnosticata quando una proteina chiamata alpha-synucleina comincia ad agglomerarsi con i neuroni cerebrali.. In ultima istanza, l’aggolmerazione colpisce la dopamina, il neurotrasmettitore che si disperde progressivamente con la Malattia di Parkinson e porta all’insorgenza dei primi sintomi della Malattia. Questi nuovi studi evidenziano che le nanoparticelle di polystyrene possono interagire con la alpha-synucleina e promuovere la sua agglomerazione in vari ambienti di indagine (provette, capsule di Petri e cervello dei topi)
Lo Studio & i Suoi Risultati
I contaminanti delle nanoplastiche favoriscono l’agglomerazione dell’alpha-synucleina.
I ricercatori hanno “inseminato” l’alpha-synucleina con le nanoparticelle di plastica all’interno di una provetta per vedere se la presenza delle nanoplastiche favoriva l’agglomerarsi della syn-nucleina. Dopo tre giorni è stato osservato che, quando combinate con I “semi” dell’alpha-sinnucleina, le nanoplastiche promuovevano l’accelerazione del processo di formazione degli agglomerati.
I contaminanti delle nanoplastiche intergiscono con la alpha-synucleina in regioni molto spcifiche della proteina.
Usando il computer modelling il team di ricerca ha dimostrano una forte interazione tra le nanoparticelle di polystirene a una specifica regione dell’alpha-nucleosina. Per validare questa assumption il team ha creato una versione ridotta della alpha syn-nucleosina mancante della specifica regione di interazione si scoprì che senza quella regione della alpha-synnucleosina le nanoparticelle non si attaccavano alle proteine stesse.
I contaminanti delle nanoplastiche accellerano l’agglomerazione della alpha-synucleina nel cervello dei topi e sulle piastre di Petri.
Tali esperimenti dimostrano chiaramente che dopo aver iniettato “semi” di alpha-synucleina e nanopalstiche nel cervello dei topi e scoprirono che circa il 20% dei neuroni dopaminergici, quelli considerati critici per lo sviluppo del Parkinson, avevano internalizzato entrambi
Tracce di polystyrene possono essere trovati nei tessuti neurali dell’Uomo . Infine in un un campione di tessuto neurale ottenuto da pazienti colpiti da demenza da corpi di Lewy il team di ricerca ha identificato tracce di polystyrene. Questa scoperta suggerisce la possibile presenza di nanoparticelle di plastica nel cervello umano.
Punti salienti della ricerca
- L’agglomerazione dell’Alpha-synucleina è stata innescata e/o accellerata dalle nanoparticelle in tre differenti ambienti: — provette, cellule neurali cresciute su una capsula di Petri, e nei cervelli dei topi.
- L’interazione tra le nanoparticelle di poystirene e l’alpha-synuclein avviene in specifiche regioni della proteina alpha-synucleina.
- In campioni di tessuto cerebrale ricavati da pazienti colpiti da demenza dei corpi di Lewy, sono rintracciabili tracce di polystirene, suggerendo che nanoparticelle possono essere trovate anche nel cervello umano.
Cosa emerge da tutto ciò?
I rifiuti di plastica potrebbero contribuire all’insorgenza della Malattia di Parkinson come fattore ambientale. Tuttavia non sappiamo ancora come queste interazioni possano avvenire negli esseri umani e se il tipo di plastica può giocare uno specifico ruolo.
Quali sono gli effetti per persone attualmente già colpite dalla Malattia di Parkinson?
Le persone sono esposte, e consumano quotidianamente, le microplastiche attraverso la respirazione, l’alimentazione solida o liquida, e sia che siano protette o meno da una confezione. Studi come questo rappresentano un contributo nella comprensione del contributo delle componenti tossiche dell’ambiente allo sviluppo della Malattia di Parkinson. Ora noi sappiamo che le nanoparticelle di Polystirene possono trovare una via di accesso al nostro cervello.