Ormai è ampiamente dimostrato che il ruolo dell’Italia nella ricerca scientifica sia assolutamente al livello mondiale degli altri Stati, che hanno anche a disposizione più risorse delle nostre. E questa volta la notizia arriva dal mondo universitario e precisamente da Milano. Uno studio internazionale, ma guidato dall'Università degli Studi di Milano, ha messo alla prova un dispositivo per la stimolazione cerebrale “automatica” messo a punto in anni di ricerca, rivelando che questo sistema ha un effetto migliore dello stimolatore convenzionale su rigidità e discinesia nelle persone affette da MdP.
La stimolazione cerebrale profonda, detta DBS, è stata introdotta negli anni ’90 quando la terapia farmacologia non riesce ad essere efficace, e prevede la stimolazione costante di una struttura profonda del cervello attraverso un elettrodo impiantato chirurgicamente. Da molti anni si sta lavorando per mettere a punto un sistema “automatico”, ovvero che si adatti momento per momento alle esigenze del paziente, in funzione di cosa stia facendo: dormendo, camminando, se ci sia una terapia in corso nella giornata, etc.
Lo studio appena pubblicato e coordinato dal Dipartimento di Scienze della Salute, in collaborazione con il Policlinico di Milano e altre Università straniere, ha dimostrato che questa stimolazione automatica, rispetto a quella convenzionale, consente sia il risparmio energetico della batteria, e migliora notevolmente i sintomi motori valutati continuamente nell’arco di una giornata di osservazione. Anche la rigidità muscolare e altri sintomi legati al movimento hanno avuto un notevole beneficio.
Ci auguriamo che questa ricerca “a due passi” da noi non si interrompa ma continui e migliori ancora di più questa nuova tecnica adattiva, e che si possa poi arrivare all’impianto sui pazienti in tempi brevi.
Approfittiamo di questo spazio anche per dire che una azienda svizzera ha già sviluppato, ed è anche pronta a commercializzare sul mercato europeo, un dispositivo di stimolazione cerebrale innovativo sia dal punto di vista clinico-terapeutico, che da quello tecnologico. I risultati sono davvero molto significativi, come dimostrano alcuni video di pazienti che lo stanno utilizzando, e dimostrano che ormai sia la tecnologia che l’attenzione delle aziende è fortemente focalizzata sul problema.
Fonte: “Università degli Studi di Milano. Nature - NPJ Parkinson.”