Lucilla Bossi, Past-President di Parkinson Italia ONLUS e Presidente di APM.
Una diagnosi di Parkinson, diagnosticata da oltre 30 anni, ha cambiato la sua vita. O forse no, perché Lucilla non l’ha permesso.
«… Un giorno di molti anni fa ho incontrato il Male: sembrava poca cosa, appena un leggero impaccio alla mano. E invece … malattia di Parkinson giovanile. Avevo trentasei anni e trentanove al momento della diagnosi. Ho ‘dato fuori di matto’ e ho fatto un mucchio di sciocchezze, proprio non ne volevo sapere! Eppure, eccomi qua, con due elettrodi piantati nel cervello e due batterie sotto la pelle ma VIVA, fuori dal letto e in piedi» raccontava Lucilla.
Una vita che sembra un romanzo …
Figlia unica di una bella famiglia milanese, è stata una splendida ballerina della Scala di Milano, in seguito una spensierata giramondo e infine sposa e mamma di Federico.
Poi è arrivato quel maledetto giorno in cui la mano destra non riusciva ad arrotolare gli spaghetti nel piatto. Il primo sintomo, inequivocabile, di quello che qualche anno dopo le verrà diagnosticato: Parkinson giovanile.
Da quella terribile scoperta, Lucilla Bossi ha provato tutto e il contrario di tutto: sia luminari della medicina che icone della spiritualità, fino ad arrivare all’operazione di DBS (deep brain stimulation) che l’ha resa “una donna bionica” come lei stessa si definiva.
Una lunga via crucis che però ha avuto il merito di guidarla inconsapevolmente al centro più profondo del suo essere.
Molto spesso i malati di Parkinson sembrano persone depredate dell’anima. Le spire della malattia li trasformano in gusci vuoti e tremanti, privi di quella scintilla vitale che sta nascosta dentro di noi. Lucilla Bossi non è riuscita ovviamente a debellare la malattia, ma si è tenuta l’anima.
La sua è una storia di dolore e di gioia, di disperazione e di entusiasmo, di crolli e di resurrezioni.
Una storia esemplare e verissima, che dimostra come il “pensare positivo” può alleviare il fardello di una malattia incurabile.