La storia di Emilio

 

testimonianze emilioTre figlie e sei nipoti, alle soglie degli ottant’anni, mantiene lo spirito e l’entusiasmo di un giovanotto. Emilio ha lasciato da tempo l’attività di artigiano alla guida dell’azienda di famiglia che produceva imballaggi di pregio, destinati alla confezione di prodotti d’argenteria, custodie per campionari ad uso dei rappresentanti di commercio e astucci per arredi sacri.

 

... ... ... , quando hai scoperto la malattia?

la malattia mi è stata diagnosticata circa sei anni fa. Da me e dai miei familiari è stata accettata di buon grado, diciamo meglio che abbiamo fatto buon viso a cattiva sorte; c’è di peggio!

 

Quale è stata l’evoluzione della malattia?

In questi sei anni la malattia è rimasta stazionaria. Non ho evidenti disturbi motori, a volte – quando sono in situazioni delicate – ho un tremore alla gamba destra. Di notte ho sonni brevi, mi capita di urlare e calciare di notte, una volta mi sono svegliato perché ero ruzzolato sul pavimento. La cosa che mi infastidisce maggiormente è la perdita di memoria; sarà tutta colpa del “compagno P” oppure è attribuibile all’età? Tutto sommato è una situazione ancora gestibile, che mi permette di guidare l’auto e svolgere le normali attività.

 

E il tuo rapporto col “compagno P” ... ?

Con la MdP ho sempre avuto un rapporto costruttivo: seguo la terapia indicata, ma ho trovato anche una “terapia personale”: sono un mini-coltivatore diretto. Sul terrazzo di casa, oltre 100 mq, coltivo verdure. Ho iniziato, per caso, mettendo tre pianticelle ed oggi raccolgo zucchine, pomodori, melanzane, insalatina fresca, zucche ed anche ciliege ed albicocche, da alberi che ho messo a dimora qualche anno fa.

Per curare il mio orto dedico qualche ora al mattino ed alla sera, in ore della giornata meno calde. L’impegno è quotidiano ed inizia con la preparazione del terreno, la concimazione, l’annaffiatura e – alla fine – il raccolto.

Il contatto con la natura mi ha trasmesso un “ritmo” che non conoscevo . Provo gioia nel vedere crescere le mie pianticelle: seguo il ritmo della natura, metto a dimora il seme e ne seguo l’evoluzione: prima tenera pianticella e poi sempre più robusta fino a maturazione.

Ho anche soddisfazione in famiglia, perché apprezzano il mio raccolto, trovano i prodotti più gustosi, rispetto a quelli acquistati al supermercato. Senza saperlo ho realizzato il commercio “a chilometro zero”, quel rapporto coltivatore-cliente realizzato in modo diretto, senza intermediari e vicino al luogo della coltivazione. Stavamo parlando di ... ... Parkinson, ma sono troppo impegnato col mio orto, non ho tempo per pensare a lui.