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Era Venerdì...

 

21 febbraio 2020

 

Era venerdì, me lo ricordo bene. Perché nel tardo pomeriggio avremmo dovuto incontrarci per una riunione del consiglio direttivo di APM, potendo fare tardi: una piacevole occasione anche per rivedersi dopo qualche settimana.

In mattinata, un mio collega che lavorava ad Assago, veniva chiamato per tornare subito a casa perché un suo concittadino era stato ricoverato all'ospedale di Codogno come primo paziente Covid e quindi tutti gli abitanti di Codogno erano stati richiamati immediatamente per rientrare alle proprie abitazioni. La cosa era sicuramente molto insolita e aveva lasciato tutti quanti increduli. Ma pensavo, come anche tutti gli altri: “è solo a Codogno, noi siamo a Milano”.

Mi ricordo anche che, quando uscii dall'ufficio per andare a piedi verso la sede di APM, tutto sommato ero ancora abbastanza tranquillo. Poi invece al termine della riunione, ricevetti un messaggio dal mio responsabile, che mi diceva: “Da lunedì noi consulenti presso il cliente, lavoriamo da casa”. Ecco, dopo aver letto quel messaggio, ho avuto paura: è stato il primo momento in cui ho capito che la cosa era davvero grave, se noi consulenti eravamo i primi a essere lasciati a casa, immediatamente dal primo giorno dopo il weekend. Il cliente aveva già paura di noi.

Era venerdì, ed era il 21 febbraio. Oggi è di nuovo venerdì, ed è il 19 febbraio. È passato un anno intero: da quel giorno non ho più messo piede in ufficio. È un anno esatto che lavoro da casa, che i miei colleghi li vedo solo su Skype, o li sento al telefono. E sicuramente andrò avanti così ancora per diversi mesi, fino a quando non saremo stati tutti vaccinati. È stato un anno infinitamente lungo, e per certi versi, lo è tuttora. Io in generale sto bene di salute, non ho la malattia di Parkinson, ma ho sperimentato a luglio dell’anno scorso in prima persona cosa vuol dire stare qualche giorno in ospedale, da solo.

Per fortuna l’inverno sta passando, le giornate sono già decisamente più lunghe e luminose: un piccolo preludio alla primavera, insieme alla speranza che la vaccinazione ponga finalmente termine a questa pandemia, che tutto torni quasi come prima, e che tutti questi mesi diventino solo un brutto ricordo.

Carlo Spertini

 

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