La storia di Pino

 

testimonianze pinoNato e laureato in Sicilia, Pino, poco più che ventenne, lascia nei primi anni sessanta la sua isola e si trasferisce a Milano. Nel cassetto un sogno: la cardiochirurgia. Erano anni esaltanti per la chirurgia del cuore definitivamente consacrata come disciplina di grande prestigio e di straordinarie potenzialità, riservata a pochi eletti: i “maghi” del cuore. In oltre dieci anni di servizio ospedaliero dedicato all'addestramento e alla formazione professionale, Pino realizza il suo sogno: migliaia di interventi eseguiti “a cuore aperto” ed, in parallelo, lo sviluppo di una etica professionale fondata sul principio del prendersi cura della persona e non solamente della malattia.

 

… … … , quando hai scoperto la malattia?

Volarono via i decenni. Le mie giornate, tutte uguali, erano paragonabili a quelle di un trenino con due soli capolinea: l'ospedale e la famiglia. Ero vicino alla soglia dei sessanta anni quando cominciai ad avvertire i primi sintomi della malattia di Parkinson: lentezza dei movimenti, rigidità del braccio destro, necessità di urinare frequentemente e con urgenza. Per il mancato riconoscimento della genesi neuropatica dei sintomi urologici fui sottoposto a un intervento di asportazione della prostata dal quale ovviamente non trassi alcun beneficio. Chiarita la diagnosi presi coscienza che avrei dovuto combattere contro una malattia invalidante e che avrebbe cambiato la mia vita.

 

Quale è stata l’evoluzione della malattia?

Con il sostegno della terapia farmacologica, riuscii inizialmente a proseguire l'attività chirurgica ma, per il decadimento ingravescente delle condizioni funzionali, dovetti, dopo non molto tempo, smettere definitivamente di operare. La chirurgia era stata tutta la mia vita: per essa avevo lasciato la mia terra, abbandonato la famiglia ed assaporato l'amara lontananza dell'emigrante. Sempre più spesso pensavo alle incertezze del mio futuro e al vuoto incolmabile che dopo l'abbandono della chirurgia mi era rimasto dentro. Decisi così di riordinare le mie memorie al fine di evitare che si disperdesse tutto quello che dalla vita avevo imparato. Emerse così, imprevedibile e inattesa, una vocazione letteraria dalla quale in pochi anni sono germogliati un romanzo autobiografico (“Nenè” da < ilmiolibro.it >) e due raccolte di poesie (“Foglie d'autunno” e “A cuore aperto” sempre da < ilmiolibro.it > ). Ho anche fondato e diretto una rivista cardiologica online (“Cardium”). Questa esperienza letteraria si ricollega ad altri casi riportati in letteratura, concernenti la comparsa di inattese pulsioni artistiche (pittura, poesia, ecc...) in pazienti trattati con farmaci anti-Parkinsoniani.

 

E il tuo rapporto col “compagno P” ... ?

Dopo quasi quindici anni dall'esordio dei sintomi, sono sostanzialmente autosufficiente: combatto la malattia con varie combinazioni di farmaci ed appropriati cicli di fisioterapia. Si potrebbe in sintesi rappresentare la scena così: Pino ed il Parkinson vivono la loro indissolubile unione da separati in casa: l'uno cerca con stoica sufficienza di tollerare limitazioni e sofferenze; l'altro replica baldanzoso: «Vedremo alla fine chi vincerà la sfida»! .